Due persone importanti


I miei genitori si separarono quando ero molto piccola e da allora non vidi più mio padre. Da allora sono cresciuta con mia sorella a casa degli zii, che hanno rivestito un ruolo molto importante nella mia vita .
Dopo essersi separata mia madre dovette riprendere il lavoro che aveva lasciato poco prima della mia nascita , così io venivo lasciata dagli zii che si occupavano di me e di mia sorella proprio come se fossimo state le figlie che non avevano mai avuto.
Mio zio Giovanni era uno dei fratelli più grandi di mio nonno. Faceva parte di una famiglia numerosa e da giovane lavorava come pastore. Fu proprio grazie al suo lavoro che incontrò Carmela, ultima di dieci fratelli, che un giorno sarebbe diventata sua moglie.
A causa del suo lavoro, che lo costringeva spesso a dormire all’aperto, zio Bruno era spesso ammalato e anche il giorno in cui si sposò aveva trentotto di febbre. Poco dopo il matrimonio, in cerca di un lavoro migliore, si trasferirono dal Veneto alla Lombardia.
Le continue polmoniti avevano però segnato molto mio zio causandogli gravi problemi ai polmoni, tanto che non ricordo di averlo mai visto senza la bomboletta dell’ ossigeno. Ero molto affezionata a lui e per me era come se fosse il padre che non ho mai conosciuto. Gentile, sempre sorridente nonostante le sue condizioni di salute e amante delle barzellette.
Ricordo ancora quando io e lui guardavamo insieme le gare di ciclismo in televisione o quando io e mia sorella improvvisavamo buffe recite per farlo divertire.
Poi ci fu il lungo periodo che passò in ospedale e durante il quale andavamo a trovarlo quasi tutti i giorni. Lui cercava di non farci preoccupare e ogni volta ci faceva trovare qualche sorpresina, solitamente un gelato, un dolce o qualche giochetto comprato la mattina con il giornale.
Finalmente tornò a casa, io ne fui felicissima, ma non sapevo che i medici gli avevano diagnosticato poco più di sei mesi di vita.
Era però evidente che le sue condizioni di salute si erano aggravate .
Da allora non lo vidi piì camminare, stava sempre seduto su una sedia a rotelle e, a causa di un intervento di tracheotomia, non poteva piì parlare. Così, senza neanche accorgermene, dimenticai il suono della sua voce.
Nonostante le previsioni dei medici, lo zio visse piì di un anno e l’estate prima che morisse io, ignara che quelli sarebbero stati i suoi ultimi mesi di vita, partii con una vacanza con i cugini.
Me ne pentii qualche settimana dopo il mio ritorno, quando lo zio morì.
Era notte, io mi svegliai a causa di alcuni rumori e sentii mia madre dire che stava cercando una cravatta per lo zio. Capii subito che era successo qualcosa di brutto, lo zio non metteva mai la cravatta.
La mattina dopo non mi dissero niente. Non mi fecero neanche salutare lo zio con la scusa che “stava dormendo” e che non dovevo disturbarlo. Ma quella mattina, a scuola, quando sentii le campane della chiesa suonare, capii subito che lo zio era morto.
Mi comunicarono l’accaduto in macchina e io non dissi nulla, ma poi, tornata a casa, mi nascosi sotto il pino in cortile, proprio quello sotto il quale passeggiava lo zio in estate, e mi misi a piangere sapendo che non l’avrei piì rivisto e che non mi avrebbe piì stretta in uno di quei suoi caldi abbracci che mi facevano sentire al sicuro da ogni pericolo.
Nonostante avessi poco piì di nove anni cercai in ogni modo di non farmi vedere triste, soprattutto per la zia che soffriva molto per l’accaduto.
Lei era la piì piccola di dieci fratelli e una volta mi ha addirittura raccontato che a tre anni assistette alla nascita del suo primo nipotino.
La sua vita fu molto dura, rimase orfana quando aveva circa tre anni e da allora venne cresciuta da Amelia, una delle sue sorelle piì grandi. Secondo quanto racconta, veniva guardata male dagli altri parenti e paesani proprio perchè era rimasta orfana e dovette imparare ben presto a fare ogni sorta di lavoro in casa e a pedalare per chilometri per portare il pranzo alle sue sorelle che lavoravano.
Dopo essersi sposata si trasferì in Lombardia , nella stessa casa dei suoi suoceri che la trattavano male in quanto, per via di un’ operazione, non poteva avere figli.
Quando la mamma lavorava, la zia si occupava di noi, ci leggeva le favole si buttava accanto a noi quando avevamo paura del buio.
Dopo la morte dello zio soffrì molto ed ebbe addirittura la depressione, fortunatamente la superò.
Ancora oggi si reca ogni giorno al cimitero per pulire la tomba dello zio e per portargli i fiori del suo giardino.
Ormai sono cresciuta, ma se sono triste e se ho bisogno di conforto, so che posso sempre andare da lei che riesce sempre a tirarmi su di morale.
I miei zii sono stati indubbiamente due persone che hanno avuto una grande importanza nella mia vita.
Con loro ho passato gran parte della mia infanzia, ho sorriso e sono cresciuta.
Non li dimenticherò mai e porterò sempre con me il loro ricordo che saprà consolarmi e darmi forza nei momenti più duri e difficili della mia vita.

Ilenia S.



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